Aterosclerosi: 2 km di vita in più

Uncategorized Nov 10, 2020

L’altra sera, nel mio appuntamento settimanale in diretta, sui miei canali social, ho parlato di una “epidemia” silenziosa, che va oltre il concetto di pandemia, quello di cui oggi si parla oramai ampiamente, nei discorsi da bar (fino alle 18:00) o a doverosa distanza sociale con il vicino di casa.

Tra parentesi. Chi sta beneficiando in questo periodo di maggiori introiti sono senz’altro coloro che vendono protesi acustiche!

Chi già ci sente poco, ma fino a poco tempo fa non se ne dava conto, adesso, obbligato ad interagire con chi porta la mascherina, viene a perdere il riferimento labiale, che aiutava, quando era visibile, la percezione delle parole.

Ora, dato che l’unico modo per comprendere il parlato è rappresentato dal suono vocale, senza un aiuto dell’interpretazione dei movimenti labiali, si accentua la consapevolezza della ridotta capacità uditiva, rendendo cosi più evidente la necessità di acquistare una protesi acustica.

Chi invece non sta affatto beneficiando di quesa nuova limitazione, oltre a tutte le categorie commerciali alle quali va la mia più ampia solidarietà, sono coloro che hanno un Cuore sano o che devono preservarlo.

Valicando l’aspetto puramente sentimentale del concetto “coloro che hanno un cuore” - non era questo il senso chiaramente - molte persone si sono dimenticate che, o meglio non viene a loro doverosamente comunicato, che esiste una pandemia molto più pericolosa, si chiama ENDEMIA, non pandemia, ma endemia ribadisco, che persiste da tempo e che sembra non abbia mai fine.

La differenza mi chiedi?

La pandemia è la diffusione di una malattia infettiva in più continenti o comunque in vaste aree del mondo ma limitata nel tempo. Ha un inizio ed una fine. Quello che accadrà a questa in atto.

L’endemia invece è riferita ad una malattia, che viene detta endemica, quando è costantemente presente o molto frequente in una popolazione o territorio.

Questa endemia silenziosa, peggiore della pandemia, nel nostro territorio ed in gran parte del mondo, si chiama Aterosclerosi, la malattia non infettiva che però può evolvere, e spesso lo fa purtroppo, nell’infarto cardiaco o nell’ictus cerebrale.

Il bollettino giornaliero della conta dei persone decedute a causa di una malattia cardio-cerebro vascolare ( riconducibile quasi sempre e solo alla aterosclerosi) a differenza del “bollettino” COVID 19, oggetto di attenzione per controllo della pandemia (statisticamente però non scevro da qualche considerazione critica) ogni giorno da tempo, dimostra che 700 persone più o meno, nell’arco di una sola giornata in Italia, per non parlare del resto del mondo, sono decedute a causa di questa endemia chiamata Aterosclerosi, che solo in una anno in Italia conta 270.000 deceduti. Milioni nel mondo.

Ora. Non esistono malattie di serie A o di serie B, ma di fronte alla Aterosclerosi, il COVID-19 è davvero poca cosa.

E, bada bene, non intendo dire, che non ci siano purtroppo delle persone che muoiono a causa di questo virus, non intendo dire che non dovremmo porre l’attenzione a questa malattia. Ci mancherebbe.

Vorrei solo che lo stesso clamore, la stessa attenzione, la stessa divulgazione mediatica, fosse veicolata anche verso la prima causa di mortalità nel mondo, che rimane, malgrado tutto, rappresentata dalle malattie cardiovascolari e di seguito i tumori.

Vorrei solo invitarti a non abbassare l’asticella della attenzione verso questa malattia endemica, limitando il controllo di quesi fattori di rischio che dopo decenni di studi abbiamo individuato.

Quelle azioni preventive per il benessere cardiovascolare utili per davvero a rendere un po meno “endemica” questa malattia.

Io, personalmente, sono contrario alla chiusura di tutti quei luoghi dove è possibile fare attività motoria.

Sono contrario alla chiusura della mia palestra dove al mattino vedevo una stregua di giovanotti ottantenni più o meno, che facevano un percorso di riabilitazione dopo aver avuto un infarto cardiaco e che ora invece saranno a casa guardando la televisione.

Una signora di 85 anni, donna in gamba (vive ancora da sola, pensa) abituata a passeggiare ogni mattina almeno un ora, mi ha chiamato dicendo che era terrorizzata dal dover uscire e che quindi da giorni, stava chiusa a casa.

Le ho risposto che con i dovuti accorgimenti e che con le dovute distanze, avrebbe dovuto riprendere a fare quella camminata ogni giorno, perchè quei due chilometri a piedi, rappresentavano per il suo Cuore, due chilometri di vita in più.

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