L'aterosclerosi è una questione di software?

Uncategorized Jan 18, 2021
La peggiore malattia del secolo, si chiama Aterosclerosi.
 
Non c’è dubbio.
 
Oltre 500 persone al giorno, in Italia, se ne vanno da qualche altra parte dell’esistenza, a causa di un evento che vede l’aterosclerosi come unica causa scatenante.
 
Gli eventi, diciamo spiacevoli, si chiamano Infarto Cardiaco e Ictus Cerebrale: due espressioni della stessa malattia, almeno quasi sempre e cioè l’aterosclerosi.
 
Epidemia silenziosa, la cui manifestazione è rappresentata dalla formazione delle placche ateromasiche - protrusioni della parete interna delle arterie - le quali, pensa un po, sono addirittura già presenti nel 50% dei ragazzi sotto i 15 anni. Da non credere, ma purtroppo è cosi.
 
Ora. Il punto è, comprendere come si formano queste placche, queste anomalie strutturali, perché, va da se, che tutti noi nasciamo senza.
 
Sarebbe interessante capire quindi perché si formano. Sarebbe la chiave di volta. Forse la soluzione al pauroso incremento delle mortalità a causa di esse.
 
Ma abbiamo solo intuizioni sulla loro genesi, sulla formazione evolutiva e ahimè sulle complicazione.
 
Pensate un po.
 
Le placche ateromasiche parzialmente ostruiscono una arteria e se l’arteria cui stiamo parlando, si chiama “coronaria” di diametro inferiore a 5 millimetri, appare intuibile come davvero basti poco perché avvenga una disastrosa occlusione.
 
La bella notizia è che però difficilmente una placca ateromasica, una protrusione interna, arrivi ad occludere completamente l’arteria.
 
Quindi? Perché avviene l’infarto o l’ictus, che concetto stranoto, è dovuto alla completa occlusione di una arteria?
 
 
Ed ecco il punto, e questa è la brutta notizia: l’occlusione della coronaria ad esempio, non è quasi sempre determinata dal volume occludente della placca, ma dal “coagulo” che si forma in conseguenza alla sua rottura.
 
Mi spiego.
 
La placca ateromasica può semplicemente, diciamo cosi, occludere solo il 10% della arteria, ma un “disgraziato giorno” come citiamo nel nostro Spettacolo del Cuore, un disgraziato giorno dicevo, il cappuccio fibroso che rappresenta l’apice della placca, va incontro a fissurazione, immaginate un piccolo taglio, rivolto all’interno, nel lume della arteria, dove scorre vorticosamente, il flusso sanguigno.
 
La presenza di questa “ferita” della parete interna dell’arteria, scatena quella nostra meravigliosa difesa (in questo caso, ahimè, mica tanto) chiamata coagulazione.
 
La ferita, la fissurazione del cappuccio fibroso della placca ateromasica, viene “tamponata” dalle piastrine circolanti e di conseguenza da tutta la cascata coagulativa, fino a formare un perfetto coagulo che rimargina si la ferita, ma contemporaneamente a causa del suo volume - vi ricordo che stiamo parlando di millimetri - occlude completamente l’arteria, che, se si chiama “coronaria” vuol dire infarto cardiaco, se si chiama “arteria cerebrale x” vuol dire ictus cerebrale.
 
Detto cio.
 
Possiamo evitare che queste placche si formino? Forse si. Ma ancora non siamo certi su come farlo. Ma certo è che alcuni aspetti della nostra epigenetica, ossia il modo in cui ci approcciamo all’ambiente che ci circonda, contribuisce alla formazione di queste dannattissme placche ateromasiche.
 
E quando dico “approcciamo all’ambiente” intendo il nostro stile di vita. Ne parlo abbondantemente nei miei video.
 
Perché, lo ribadisco, nella maggior parte dei casi, si nasce con un Hardware chiamato Corpo, incredibilmente perfetto, siamo noi che successivamente installiamo forse il software sbagliato.
 
 
 
 
 
 
 
 
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